Questo post l'ho pensato (e scritto poi su carta) mentre ero in Messico, a sollazzarmi, da buon cittadino del "primo mondo" in un residence, sul pacifico. Ogni volta che andavo o tornavo dalla spiaggia incontravo frotte di muratori (tutti rigorosamente "inditos", ovvero dai caratteri somatici più vicini agli indios che ai bianchi) che stavano lavorando alla ristruttrazione del ristorante del residence, sulla spiaggia.
Somos raza... ma io sono superiore, mentre scendo sulla spiaggia con custume e ciabatte.
E ti incontro, sulla strada, col tuo sacco di cemento sulle spalle.
Sudicio. Basso. Sudato. Pelle scura.
Abbassi gli occhi per non incrociare il mio sguardo.
Io, pelle bianca. Alto.
Un guero.
E ti fai da parte, per cedermi il passo.
Per non intaccare il lusso della mia vacanza esotica.
Un lusso che tu non hai neanche il diritto di guardare. Costruito sul sudore tuo e della tua gente.
E allora mi sposto io, da parte. E ti faccio passare, hermano.
E se mi avessi guardato negli occhi, forse saresti riuscito a capire quello che mi passava per la mente, vedendoti:
solidarietà.
1 commento:
mi sono commossa, sono orgogliosa di te
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